venerdì 24 febbraio 2017

[Esplora il significato del termine: Lavoratori esposti all’amianto: si può prevenire il mesotelioma coi carciofi?] Lavoratori esposti all’amianto: si può prevenire il mesotelioma coi carciofi?


Fonte: Corriere Salute

Prevenire uno dei tumori più temibili e ancora letali, il mesotelioma, con i carciofi.
L’idea, tutta italiana, appare azzardata ma ha già dato buoni risultati sia negli studi di laboratorio che sulle cavie. Tanto da far ottenere ai ricercatori il via libera delle autorità per la sperimentazione sulle persone.
«Gli studi preclinici, condotti all’Istituto Tumori Regina Elena di Roma sia su modelli cellulari di mesotelioma che su topi, hanno dimostrato che gli estratti di carciofo posseggono attività antitumorali - spiega Giovanni Blandino, responsabile del Laboratorio di Oncogenomica Traslazionale del Regina Elena, che ha lavorato in collaborazione con Sabrina Strano, ricercatrice dell’Area di Medicina Molecolare dello stesso Istituto -.
Se le nostre intuizioni venissero confermate anche sull’uomo apriremmo la strada a una rivoluzione».
Il trial clinico è stato presentato oggi a Roma, durante l’International Workshop on metabolism, diet and chronic disease, un appuntamento per fare il punto sulle evidenze scientifiche riguardanti stili di vita e neoplasie.

Mesotelioma: ogni anno 2mila casi in Italia

Il mesotelioma ogni anno colpisce oltre duemila persone solo in Italia, ma la sua incidenza è in continua crescita ed è atteso un picco di malati entro il 2020.
È il tumore polmonare direttamente collegato all’esposizione da amianto, materiale bandito dall’Italia da oltre vent’anni ma ancora diffusissimo (nell’ambiente ne restano circa cinque quintali per cittadino, 32 milioni di tonnellate) e al centro del processo contro i dirigenti dell’Eternit (dopo la storica condanna d’appello del 2013 si è ora in attesa della Cassazione). È una fra le forme di cancro tutt’oggi letali, perché una volta diagnosticato non lascia scampo e la sopravvivenza dei pazienti nella stragrande maggioranza de casi purtroppo non supera i 12 mesi.
Ed è subdolo, perché colpisce a distanza di anni: possono passarne perfino 40-45 tra l’inizio dell’esposizione all’amianto e il momento in cui si manifesta la malattia.
Colpa delle fibre di amianto inalate tanti anni prima, che poi fanno ammalare soprattutto i lavoratori esposti: quelli delle fabbriche di cemento-amianto e dei cantieri navali, ma è stato molto usato anche per costruire case, scuole, ospedali.

Come funziona l’estratto di carciofo

A fronte di un quadro così fosco, le speranze riposte nell’estratto di carciofo crescono in modo esponenziale: «È appena partita la sperimentazione di fase due condotta su lavoratori canadesi esposti all’asbesto - spiega Paola Muti, ricercatrice italiana che lavora in Canada presso il Dipartimento di Oncologia della McMaster University, che sta lavorando insieme ai colleghi romani -.
L’obiettivo è dimostrare che l’estratto, realizzato in laboratorio semplicemente prendendo le foglie del carciofo ed “elaborandole”, impedisce che le cellule esposte ad amianto esprimano a pieno il potenziale cancerogeno, prolifichino e diano luogo a effettivamente un tumore.
I partecipanti, ad alto rischio di sviluppare il mesotelioma e già sofferenti di altre patologie benigne dovute all’amianto, vengono trattati con quattro compresse di estratti di carciofo al giorno, del tutto prive di effetti collaterali.
E sono monitorati con cadenza trimestrale, attraverso biomarcatori sierici (piccoli RNA non-codificanti e una proteina secreta dal mesotelio, la mesotelina).
In particolare - continua Muti - la mesotelina è prodotta dal mesotelio, esposto a infiammazione, ed è molto aumentata nel caso di esposizione all’asbesto e nel mesotelioma.
L’ipotesi di questo trial è quella che il carciofo sia in grado di ridurre il livello di mesotelina sierica.
In sostanza, si tratta di usare la mesotelina come biomarcatore di efficacia anti-cancerogena dell’estratto vegetale».
Se il trial clinico confermerà l’ipotesi si prevede un successivo trial di fase tre, su un numero molto ampio di persone esposte all’asbesto e della durata di diversi anni.
«Per adesso le premesse derivanti dai dati sperimentali sono ottime, la speranza è che vengano confermate nell’uomo» concludono i ricercatori.