venerdì 6 maggio 2016

Scoperta l'arma segreta del tumore: 'costringe' organi anche distanti ad alimentarlo

Fonte: La Repubblica Salute

Un tumore localizzato in un organo è capace di riprogrammare il metabolismo di altri organi a distanza, alterandone le funzioni metaboliche e provocando così ulteriori danni all'organismo. Per riuscirci, il cancro forza a suo piacimento i meccanismi dell'orologio interno dell'organo-bersaglio e lo induce a 'lavorare' per lui, cioè a nutrire le sue cellule tumorali. Succede nel fegato e a scardinarne il metabolismo è l'adenocarcinoma al polmone. Il tumore altera i ritmi circadiani dell'organo-bersaglio, scatena una forte infiammazione che inibisce i segnali dell'insulina e riduce la tolleranza al glucosio, provocando iperglicemia e riorganizzando così il metabolismo lipidico a suo piacimento.

La scoperta, pubblicata oggi su Cell e di grande impatto biomedico, è stata fatta su topolini con adenocarcinoma ai polmoni dai ricercatori del Centro per l'Epigenetica e il Metabolismo della University of California, ad Irvine, diretti dall'italiano Paolo Sassone-Corsi, il più grande studioso al mondo dei ritmi circadiani.

"Un tumore, localizzato in un organo, è responsabile della riprogrammazione metabolica di altri organi, tra cui il fegato. E' la prima volta che viene messo in rilievo questo effetto 'a distanza' di un tumore - spiega Paolo Sassone-Corsi  - . Credo davvero che questo studio cambierà le strategie di lotta ai tumori perché fa capire come il cancro influenzi il metabolismo di tutto il corpo. La scoperta è di grande rilevanza per tutti".

"Le implicazioni sono molteplici - spiega lo studioso - , tra cui la possibilità a livello clinico di trattare i pazienti prendendo in considerazione le trasformazioni metaboliche imposte dal tumore, e per le quali il paziente è spesso in gravi difficoltà. A questo si aggiunge che, comprendendo come l'omeostasi del fegato viene riprogrammata dal tumore, si potranno trovare vie alternative per colpire l'accrescimento tumorale. I malati di cancro sono sottoposti a enormi stress metabolici, fisiologici e psicologici - prosegue Sassone-Corsi - . E' noto che molti pazienti muoiono per complicanze sistemiche piuttosto che per lo sviluppo tumorale. Il nostro studio individua come il tumore ai
polmoni alteri a distanza il metabolismo del fegato attraverso i ritmi circadiani, riprogrammandone il metabolismo. Conoscendo questi meccanismi molecolari accumuleremo informazioni essenziali per i medici quando devono pianificare la chemioterapia e altri tipi di trattamenti farmacologici".

Diabete, cambiare l'ordine delle portate: così si può 'imbrogliare' il metabolismo ed evitare il picco glicemico

Fonte: La Repubblica salute

Imbrogliare il nostro metabolismo per evitare il picco glicemico dopo i pasti, che preoccupa molto i diabetici. Ma che non fa bene neanche agli altri. Ora due studi dell'Università di Pisa hanno scoperto che per imbrogliarlo basta invertire l'ordine con cui si mangia: prima un antipasto proteico e poi pane o pasta, meglio se integrali. Già in questo modo si riesce ad abbassare il picco glicemico post prandiale del 30 per cento. E' una delle novità emerse a Rimini dai lavori del 26° Congresso nazionale della Società italiana di diabetologia.

Tra i consigli dei ricercatori, moderazione con gli alcolici, che innalzano la glicemia; la frutta va mangiata anche come snack, possibilmente abbinata a una fonte proteica, evitando quella troppo dolce, quindi banane, cachi, uva e fichi; prudenza con le ciliegie e con tutta la frutta estiva, ma via libera a mele, pere, agrumi e fragole. Ovviamente al bando tutti gli zuccheri semplici, che danno un immediato picco glicemico, compresi quelli contenuti nelle bevande dolcificate, come quelle a base di cola o di succo di arancia. E ancor di più quelle dolcificate con fruttosio, considerato lo zucchero più a rischio perché - come ha spiegato Giorgio Sesti, presidente eletto della Società italiana di Diabetologia, non solo fa innalzare bruscamente la glicemia, ma fa aumentare l'acido urico, che è un fattore di rischio importante per gli eventi cardiovascolari, è predittore di danno renale, e provoca statosi epatica, ovvero grasso nel fegato.

L'alimentazione è certamente un argomento sensibile per i diabetici, spesso travolti da consigli contraddittori e da divieti senza ragion d'essere. In realtà gli alimenti davvero vietati non sono moltissimi. E forse sarebbe utile che anche i non diabetici li limitassero. Sono quelli che hanno un indice glicemico alto, come le patate, la frutta molto zuccherina o il pane bianco. Da privilegiare invece proteine, carboidrati complessi come pane e pasta integrali, verdure, olio extravergine d'oliva. E ci sta anche un gelato. "Un gelato alla frutta, senza troppi zuccheri - continua Sesti - o anche un sorbetto, di quelli un po' aspri. Tra le proteine, al primo posto ci sono certamente i legumi, al secondo il pesce, soprattutto quello azzurro, che contiene Omega 3. Al terzo posto le carni, scegliendo le più magre, quindi meglio pollo e tacchino di manzo e maiale. O anche formaggi non grassi, o la ricotta. Il pasto ideale per un diabetico è pasta e fagioli o pasta e ceci. Importantissima la fibra, che fa assorbire meno grassi e zuccheri e fa rallentare lo svuotamento gastrico: quindi alimenti integrali e verdura a foglia, come bieta, spinaci, radicchio, cicoria; ortaggi a radice, come carote, rape e barbabietole, ma anche carciofi e pomodori".

Con queste componenti e con le percentuali consigliate (carboidrati al 45-50 per cento, grassi sotto il 30 e proteine sotto 15 per cento), si torna alla nostra dieta mediterranea, seguita in tutto il mondo con alimenti differenti. "La dieta mediterranea è protettiva ed è molto equilibrata - continua il presidente Sid - ma il paziente diabetico deve poi cercare di rallentare quanto più possibile lo svuotamento gastrico per evitare l'innalzamento della glicemia". Piccoli trucchi, come masticare lentamente, tagliare il cibo in piccoli pezzi, posare la posata tra un boccone e l'altro. Ma anche scegliere gli alimenti con più fibra. Questo perché i "picchi iperglicemici della prima o seconda ora dopo i pasti - avverte Sesti - danneggiano i vasi con un meccanismo di stress ossidativo e infiammazione. Insultando il nostro endotelio, che è particolarmente sensibile. Questo vale per tutti, non solo per i diabetici".

Dieta e ancor di più attività fisica svolgono un altro ruolo ed hanno effetti che nessun farmaco è riuscito finora ad ottenere: un'attività aerobica di almeno un'ora riesce ad attivare dei meccanismi di lipolisi grazie ai quali il grasso invisibile - ed estremamente pericoloso - nascosto in fegato, cuore, pancreas
e muscolo scheletrico, viene rilasciato dagli organi dove si era depositato e poi eliminato. Con effetti benefici immediati". Insomma, oltre alla giusta scelta degli alimenti, per star bene bisogna decidere di muoversi davvero. Non c'è pillola che possa sostituire il movimento.