martedì 30 dicembre 2014

Con un prelievo di sangue si prevederà il rischio di infarto


Con un prelievo di sangue si potrà un giorno predire con largo anticipo se un individuo rischia di andare incontro ad un infarto in futuro.
In una ricerca pubblicata sulla rivista Plos Genetics è stato infatti scoperto un composto (una molecola di grasso chiamata monogliceride) presente nel plasma di individui destinati ad ammalarsi della cosiddetta patologia delle arterie coronarie, ovvero i vasi sanguigni che circondano il cuore e che gli portano l’ossigeno.
La malattia delle coronarie è direttamente collegata al rischio individuale di infarto perché se uno di questi vasi si rompe, collassa o viene ostruito dalla rottura di una placca di arteriosclerosi il risultato è l’infarto del miocardio, che altro non è che il «soffocamento» di quella porzione di cuore non più normalmente irrorata dal vaso.

Lo studio su 3600 individui

Il lavoro - da ritenersi ampiamente attendibile in quanto è stato condotto su varie popolazioni di persone arrivando sempre allo stesso risultato - è stato condotto dalla università di Uppsala in Svezia, l’istituto Karolinska di Stoccolma e la Colorado State University.
Diretti da Erik Ingelsson, gli esperti hanno esaminato campioni di sangue raccolti da oltre 3600 individui il cui stato di salute è stato poi monitorato e tenuto sotto osservazione per i 10 anni successivi.
Il sangue di ciascuno è stato passato al setaccio con modernissime e sofisticate tecniche di medicina molecolare ed è stata catalogata una lunga lista di molecole (metaboliti) in esso presenti.

Le tre molecole

Gli esperti hanno identificato in tre gruppi di popolazioni due molecole di grasso che riducono il rischio di sviluppare malattia delle arterie coronariche (lisofosfatidilcolina e sfingomielina).
Poi hanno isolato una terza molecola, un monogliceride (a sua volta un grasso), associata, al contrario, a un maggior rischio di malattia coronariche favorenti l’infarto.
Lo stesso risultato è stato ottenuto su diversi campioni di popolazione, a dimostrazione che si tratta di un risultato solido.

Il futuro

I metaboliti grassi isolati nel sangue potrebbero in futuro rivelarsi utili per stimare il rischio individuale di malattia cardiovascolare con un semplice prelievo di plasma.
Attualmente sono altresì in corso esperimenti su animali per verificare se esista un vero e proprio ruolo causale da parte di questi metaboliti nello sviluppo della malattia cardiovascolare e quindi nel rischio di infarto.
Se confermati, questi risultati potrebbero condurre anche allo sviluppo di nuovi bersagli terapeutici anti-infarto.

sabato 6 dicembre 2014

Medicina manuale


Articolo tratto dal sito Medicinamanuale.net

IL PERIODO ANTICO

Tracce della pratica manipolativa della colonna vertebrale, intesa come pratica terapeutica, si trovano nei documenti delle scuole mediche, sia occidentali che orientali.

Già in alcuni testi di medicina cinese, come ad esempio il Manuale del Kong – Fu, scritto intorno al 2000 a. C., sono riportate manovre che avevano lo scopo di trattare alcune patologie del rachide.

Tra gli scritti di Ippocrate se ne trova uno specifico sulle articolazioni (‘Periarthron’), in cui viene descritto un trattamento della “Cuvatura del rachide determinata da cause esterne”, che prevedeva l’applicazione di pressioni eseguite con il palmo della mano da parte del medico, sulle curvature del rachide.

Galeno nel II secolo d. C., nel ‘De locis affectis’, riferisce di avere curato e guarito Pausania con l’applicazione di medicamenti sul rachide cervicale, affetto da un disturbo della sensibilità che interessava le dita di una mano; l’autore spiegava che l’affezione era secondaria ad una lesione di una radice nervosa proveniente dal midollo spinale, e consigliava di effettuare l’esame della cute e dei muscoli in questi casi.

Sempre in epoca romana la pratica del massaggio, delle mobilizzazioni articolari e dell’esercizio fisico trovava largo impiego (spesso nelle terme!), sia per il mantenimento della forma fisica, sia per la preparazione degli atleti che per vero e proprio scopo terapeutico: questi trattamenti venivano eseguiti esperti, quali gli ‘alipti’, che erano veri e propri preparatori di atleti, e dai ‘pediotribi’, che seguivano gli atleti affetti da traumatismi.

Con il Medioevo e fino al Rinascimento, la medicina si allontana dalle pratiche terapeutiche eseguite direttamente sul corpo: così, come la chirurgia diventa pratica dei ‘cerusici’, nascono figure ‘popolari’ che si occupano del trattamento delle patologie ortopediche, quali i ‘bonesetters’ (‘aggiustaossa’) in Inghilterra, i ‘rebouteux’ (‘conciaossa’) in Francia, gli ‘algebristas’ (‘raddrizza ossa’) in Spagna.

Queste pratiche terapeutiche si pongono ai margini della medicina ufficiale, tanto da essere considerate medicina empirica o ‘pratica’, anche se non è da escludere che la loro applicazione veniva fatta anche dai medici: l’interesse di quest’ultimi per la capacità di alleviare il dolore dei pazienti della medicina ‘pratica’, può spiegare l’atteggiamento favorevole dei medici nei confronti di discipline quali l’osteopatia e la chiropratica , fin dalla loro nascita.

L'OSTEOPATIA

Con l'osteopatia nasce il primo e vero proprio metodo terapeutico che utilizza la manipolazione vertebrale; il suo fondatore è un medico di Kirksville (USA), Andrew Taylor Still (1830-1917) che inventa e sperimenta un gran numero di tecniche manipolative della colonna vertebrale.
Attorno al 1874 Still si convince che la medicina del suo tempo non è in grado di dare delle risposte alla maggior parte delle malattie e che la malattia insorge quando le varie parti del corpo non sono in ordine; in particolare, individua nella “lesione osteopatica” della colonna vertebrale la causa della perdita delle difese o di immunità naturali da parte di organi che vengono così attaccati dalla malattia.

La diagnosi consiste nella ricerca della “lesione osteopatica”, che può essere ‘primaria’ o ‘secondaria’: nel primo caso deriva dalla articolazione, nel secondo l’origine può essere riflessa viscerale, termica o ‘morale’; la “lesione osteopatoca” viene ricercata a mezzo di una fine palpazione, con la quale si trova la anormale posizione della vertebra nello spazio e la perdita della sua normale mobilità.

Il trattamento consiste in manovre sui tessuti molli, mobilizzazioni e manipolazioni vertebrali.

Viene così elaborata una dottrina medico-filosofica  che viene denominata osteopatia, e, a partire dal 1892, vengono fondate diverse Scuole Mediche in cui, oltre ad insegnare la medicina tradizionale, veniva insegnata l’osteopatia; ma solamente nel 1897 il titolo di "Doctor of Osteopathic” (D.O.) viene ufficialmente riconosciuto.

Da allora l’osteopatia si è scontrata con la medicina ufficiale, fino a ritagliarsi un proprio settore, anche grazie a momenti favorevoli, il primo dei quali nei primi anni quaranta, quando il Presidente statunitense F. D. Roosevelt, acconsentì che gli osteopati avessero gli stessi doveri e diritti dei medici.

Successivamente, nel 1962, in California venne decisa la fusione degli ordini dei medici e degli osteopati: ciò permise che il titolo di "Doctor of Osteopathic” (D.O.) poteva essere parificato a quello di Medical Doctor (M.D.), con la possibilità di esercitare qualunque branca della Medicina, purchè consentito da parte dello Stato Federale.

Anche la formazione universitaria delle figure di medico e osteopata è simile in durata e materie insegnate, anche se l’osteopata approfondisce gli aspetti specifici della disciplina rispetto a quelli delle medicina ufficiale.

Questo avvicinamento alla medicina ufficiale ha inevitabilmente compromesso l’applicazione dei principi di Still: lo dimostra il fatto che oltre due terzi di diplomati D.O. opera come medico generico nei piccoli centri degli Stati Uniti e che molti D.O. prescrivono farmaci e utilizzano poco le tecniche osteopatiche tradizionali, mentre solo un terzo segue una specializzazione in medicina vertebrale.

In Italia non è riconosciuto legalmente il titolo di D.O. statunitense: quest’ultimo non va poi confuso con quello di D.O. (Diplomato in Osteopatia) rilasciato in corsi privati attivati in Canada, Inghilterra, Sud America e ora anche in Italia, che preparano operatori che non hanno al lato pratico specifiche competenze diagnostiche e terapeutiche, in quanto questo diploma non ha allo stato attuale valore giuridico.


LA CHIROPRATICA

Nella storia delle manipolazioni vertebrali, occorre menzionare anche la Chiropratica, disciplina che nasce sempre negli USA  attorno al 1894 ad opera  di Daniel David Palmer, che non era un medico, ma un commerciante di Davenport che per un certo periodo si era interessato di magnetismo come metodo di cura.

Palmer pensava che le malattie non esistessero, ma che gli organo funzionassero male secondariamente al fatto che non arrivava loro correttamente l’impulso nervoso, a causa di un “blocco” creato da una “sublussazione vertebrale”: il rimedio era quello di riaggiustare la vertebra sublussata, mediante manovre “dirette” sulle vertebre.

Nel 1896 Palmer fondò una scuola a Davenport, conosciuta oggi come Palmer College of Chiropratic.

Le ipotesi di Palmer si sono da subito scontrate sia con la medicina ufficiale che con l’osteopatia per l’infondatezza scientifica e si è diffusa grazie anche a forme di pubblicità ridondanti: solo grazie ad una lunga battaglia legale, nel 1973 il Congresso degli Stati Uniti ha accettato la chiropratica come professione sanitaria.

Negli USA la formazione avviene in scuole, circa 15, anche se non tutte riconosciute; il chiropratico può operare solo con trattamenti manuali o naturali e dietro indicazione medica.

La disciplina riscontra successo di pubblico anche in Europa, dove viene vissuta dal pubblico (e anche da medici non bene edotti nella materia), come una dottrina d’avanguardia: anche nel caso della chiropratica sono nati in Europa e in Italia dei corsi privati di formazione, che però rilasciano attestati non legalmente riconosciuti.


LO SVILUPPO DELLA MEDICINA MANUALE IN EUROPA

La medicina tradizionale si è interessata in ritardo delle pratiche manipolative usate a scopo terapeutico, e solo negli anni venti queste metodiche vengono introdotte in Europa: i primi ad utilizzarle furono dei chirurghi ortopedici inglesi (‘manipulative surgeons’), che le applicarono in casi di rigidità articolare ed in anestesia generale; alcune di queste metodiche vengono tutt’oggi applicate nelle grosse articolazioni in campo ortopedico (‘sblocco in narcosi’).

In Francia, intorno al 1913, Moutin pubblicò la prima opera in lingua sull’osteopatia; ma fu grazie a Robert Lavezzari che la disciplina fu introdotta con successo in ambiente medico intorno agli anni venti. Egli fondò la prima scuola francese di manipolazioni osteoarticolari, che, con il tempo, ha avuto un seguito molto limitato.

In Inghilterra, intorno agli anni trenta, per merito di James B. Mennel, docente di Medicina Fisica a Londra, le manipolazioni furono introdotte nella pratica terapeutica ospedaliera: l’aspetto innovativo del suo operato è che, pur riprendendo l’esame del paziente e le tecniche dalla osteopatia, ne limita le indicazioni a patologie ortopediche; il limite della sua proposta è nel non definire delle indicazioni precise caso per caso, con l’effetto di applicare manovre fisse e ripetitive.

Il successore di Mennel, J. Ciriax, ha proposto proprie teorie sull’origine dei disturbi vertebrali, ricercando come causa primaria delle algie vertebrali le alterazioni del disco intervertebrale; da qui veniva applicato un trattamento che, non si basandosi su img semeiologici obiettivi, risultava fisso e ripetitivo: tutti i pazienti venivano sottoposti ad una trazione vertebrale con lo scopo di risolvere la protrusione discale, eseguita da più operatori che tiravano il capo ed i piedi del paziente, prima di applicare la manipolazione, con manovre identiche in tutti i casi.

In Germania ha trovato ampio seguito la chiropratica, diffusa da un fisioterapista, Kaltenborn; tale influenza si è allargata alla Svizzera, che riconosce legalmente fin dal 1940 i chiropratici.


LA MEDICINA MANUALE DI ROBERT MAIGNE

La pratica delle manipolazioni vertebrali entra in una nuova fase per opera di Robert Maigne alla fine degli anni cinquanta: il suo merito è di avere trasformato una metodica ancora largamente empirica in una disciplina medica scientifica, basata su una rigorosa osservazione clinica e su studi anatomo patologici: nasce così la MEDICINA MANUALE.

Pur provenendo da una formazione osteopatica, riprende alcune di queste tecniche ma abbandona il concetto di lesione osteopatia; inoltre approfondisce la ricerca dei segni clinici che derivano da una sofferenza del segmento vertebrale, sia locali che a distanza, con l’intento di stabilire la presenza del Disturbo Intervertebrale Minore (D.I.M.), quale disfunzione vertebrale causale segmentaria, dolorosa, benigna, di matura meccanica e riflessa, generalmente reversibile.


In sintesi, gli aspetti peculiari di questa disciplina sono:

1) Una diagnosi precisa, mediante una semeiotica chiara e ripetibile, basata sulla ricerca del dolore evocato, e non, come nelle dottrine precedenti, su una ipotetica e mai dimostrata malposizione, sublussazione o lesione vertebrale da ricercarsi con la palpazione;

2) La ricerca con un metodo semplice ed efficace dei fenomeni metamerici di dolore riferito di origine vertebrale (Sindrome  Cellulo-Periosteo-Mialgica, S.C.P.M.);

3) La descrizione delle manovre manipolative non in ordine alla supposta lesione che dovrebbero correggere, ma su base cinesiologica obiettiva;

4) La applicazione di una regola precisa (del “NON DOLORE E DEL MOVIMENTO CONTRARIO”) nella esecuzione delle manipolazioni, sulla base dei segni derivanti dall’esame semeiotico- premanipolativo.

E’ evidente, da quanto fin qui esposto, come il trattamento manipolativo proposto da Maigne abbia evidenti finalità terapeutiche esclusive per l’apparato muscoloscheletrico in generale e per il rachide in particolare; i criteri di applicazione della disciplina, infatti, presuppongono una circostanziata osservazione clinica, una precisa ricerca anatomo-patologica, una ampia ricerca bibliografica, al fine di poter inquadrare con rigorosa scientificità i fenomeni osservati: da  questa impostazione nascono nuove interpretazioni patogenetiche in tema di dolore vertebrale e la conseguente descrizione di quadri nosologici nuovi in tema di patologia del rachide.

La novità peculiare rappresentata dalla metodica è da ricercarsi più che altro nella valutazione clinica del paziente rachialgico, in particolare nella applicazione dei criteri di semeiotica clinica che permettono di risalire con certezza alla localizzazione del dolore vertebrale.

La diagnosi clinica, in una patologia in cui le immagini radiologiche e gli esami strumentali sono spesso di scarso aiuto, in cui il disturbo sembra legato più alla funzione che alla lesione, è evidentemente di grande importanza, e sotto questo aspetto la Medicina Manuale ha dato il più importante contributo alla medicina.

Maigne definisce così la manipolazione:

“ … mobilizzazione passiva forzata che tende a portare gli elementi di una articolazione o di un insieme di articolazioni al di là del loro gioco abituale, fino al limite del gioco articolare fisiologico: è un atto medico e, più precisamente,  un gesto ortopedico molto preciso le cui coordinate devono essere determinate con un esame preliminare; è un mezzo terapeutico che si indirizza a ben definite indicazioni.” 


La Medicina Manuale rappresenta una vera e propria evoluzione della osteopatia e della chiropratica, in quanto fornisce di contenuti prettamente clinici e scientifici le pratiche manipolative, specificando le finalità terapeutiche e le indicazioni: lo sforzo di Robert Maigne è stato quello di dimostrare la scientificità della metodica, sia nella fase diagnostica, che nella pratica terapeutica, sfuggendo dall'aurea non specificamente sanitaria che spesso avvolge l'osteopatia e la chiropratica.

E' doveroso aggiungere che la Medicina Manuale è disciplina giovane, che, rispetto all'osteopatia ed alla chiropratica, risente di tutta l'evoluzione scientifica che ha pervaso la medicina negli ultimi cinqu'ant'anni; al giorno d'oggi fare affidamento a discipline che contano oltre cento anni di anzianità, costituisce un atteggiamento anacronistico: nel panorama medico attuale non esiste riscontro di pratica di discipline così 'antiche'!

PRESENTE E FUTURO DELLA MEDICINA MANUALE

Le conoscenze in neurofisiopatologia del dolore vertebrale sono ancora all’inizio: devono essere ancora studiati in maniera approfondita i meccanismi delle disfunzioni e del dolore vertebrale.

D’altro canto la diagnosi che viene eseguita con la Medicina Manuale permette di comprendere molto più di quanto la semplice visione delle immagini può dire: questa peculiarità fa si che l’approccio diagnostico secondo la Medicina Manuale di R. Maigne diventi patrimonio comune a tutti gli specialisti che si interessano di apparato muscolo-scheletrico.

Ne consegue che la terapia potrà essere differenziata: la manipolazione vertebrale dovrà essere solo una delle opzioni possibili, e se ne dovranno precisare esattamente i limitidel suo uso nell’ambito di una terapia multimodale.

Infatti, con il trascorrere del tempo ed il progredire degli studi, la Medicina Manuale di Maigne ha affiancato alle manipolazioni altre tecniche terapeutiche, cosicchè lo stesso Maigne, riprendendo la definizione di Ciriax, ha proposto la denominazione di Medicina Ortopedica.

Tra queste tecniche ricordiamo:

- Infiltrazioni articolari posteriori, nervi periferici e peridurali;
- Esercizi di rieducazione rivisti alla luce della diagnosi di
   Medicina Manuale;
- Trattamento dei Tender Points (cellulalgia, mialgia, punti
  dolorosi, trigger points, ecc.) mediante aghi e/o laser,
  ultrasuoni, mesoterapia, infiltrazioni locali;
- Massaggio connettivale riflesso, tecnica occidentale di
   riflessoterapia;
- Autotrazione vertebrale.

martedì 2 dicembre 2014

Kinesiterapia

La kinesiterapia è una terapia manipolativa usata nella riabilitazione e la rieducazione funzionale di singoli muscoli o gruppi muscolari o dell’intero organismo.