martedì 8 novembre 2016

MTHFR, Depression, and Homocysteine Levels

Source: Genetic Lifehacks

An interesting study came out this year in the Journal of Clinical Psychiatry.  The study, Correlation of Clinical Response With Homocysteine Reduction During Therapy With Reduced B Vitamins in Patients With MDD Who Are Positive for MTHFR C677T or A1298C Polymorphism: A Randomized, Double-Bind, Placebo-Controlled Study, is available in full on the journal’s website.

The study included 330 adults with major depressive disorder who had either MTHFR C667T or A1298C polymorphisms.  (Check your status on these SNPS)   While the study report focuses on the marked reduction in homocysteine levels in the vitamin-treated group, it also reports very impressive reduction in depression scores.

The vitamin treated group were taking high doses of three forms of folate (1mg folic acid, 2.5 mg folinic acid, and 7mg of l-methylfolate), magnesium,  zinc, phosphotidylserine, and iron, along with microgram doses of the active forms of thiamine, B6, adenosyl-B12, NADH, and TMG.  Please see the study for the specific types of each of these vitamins and minerals.

The results of the 8 week trial showed that the vitamin treated group had an average reduction in homocysteine levels from 9.6 at baseline to 7.2 umol/L while the placebo group had a slight increase.

The study included a MADRS (Montgomery-Asberg Depression Rating Scale) score at baseline and after 8 weeks.  The vitamin treated group saw a decrease from an average score of 27 at baseline to 15 after 8 weeks, while the placebo group only saw a 1.3 point drop.

Again, I encourage you all to read through the study for yourselves, but to me, it seems to show a significant improvement for those with MTHFR polymorphisms and major depressive disorder.


Other recent studies on MTHFR, methylfolate, homocysteine, and depression:

1) Effectiveness of add-on l-methylfolate therapy in a complex psychiatric illness with MTHFR C677T genetic polymorphism.
2) Association between MTHFR C677T polymorphism and depression: a meta-analysis in the Chinese population.
3) Homocysteine excess: delineating the possible mechanism of neurotoxicity and depression
4) MTHFR: Genetic variants, expression analysis and COMT interaction in major depressive disorder

venerdì 4 novembre 2016

Così il fumo fa impazzire le cellule e causa i tumori

Fonte: La Repubblica - Salute

Il fumo causa il cancro. Ma come? Per la prima volta uno studio su Science ha cercato di afferrare l’effetto del tabacco sulle cellule. “Fumare un pacchetto al giorno per un anno - spiega Ludmil Alexandrov del Los Alamos National Laboratory americano, coordinatore della ricerca – provoca in ogni singola cellula dei polmoni circa 150 mutazioni genetiche.
E le alterazioni del Dna, come è noto, sono spesso l’anticamera dell’”impazzimento” delle cellule.

Le sostanze.
Nel tabacco sono state identificate almeno 70 sostanze cosiddette “mutagene”.
La loro azione, cioè, è quella di “rimescolare” le lettere con cui è scritta una sequenza di Dna.
Alcune di queste mutazioni sono ricorrenti, e i ricercatori americane le hanno ricercate con pazienza certosina (e computer potentissimi) nei campioni di tumore di oltre 5 mila pazienti.
Alcuni di loro fumavano, altri no. Mettendo a confronto i “rimescolamenti” più ricorrenti nei primi con quelli più ricorrenti nei secondi hanno cercato di ricostruire la catena di eventi che trasforma una cellula sana in una malata negli organi di chi è dipendente dal tabacco.
Questo genere di studi, nato una ventina d’anni fa, si chiama “archeologia del cancro” ed è uno dei più complessi dell’oncologia. Conosciamo infatti molto dei tumori che riusciamo a vedere. Ma poco o nulla delle cellule “primigenie” che innescano la malattia.

I tumori.
Il fumo, causa di quasi un tumore su quattro, è in questo senso un alleato prezioso.
I suoi effetti, hanno ricostruito i ricercatori guidati da Alexandrov, si fanno sentire su almeno 17 tipi di tumori diversi.
Attraverso un primo meccanismo, il tabacco danneggia i tessuti che raggiunge direttamente (polmoni e cavo orale).
Un secondo meccanismo, più subdolo e difficile da capire, agisce invece sugli organi lontani, dalla vescica al fegato.

La bocca.
L’effetto del fumo su bocca, gola e polmoni è diretto. Gli scienziati americani lo descrivono come “una roulette russa”.
Le sostanze mutagene del fumo infatti alterano il Dna delle cellule con cui vengono a contatto seguendo un pattern tipico.
Solo una piccolissima percentuale di queste mutazioni si trasformerà in tumore.
Ma più sigarette si fumano, più le cellule alterate sono numerose (e quindi le probabilità di ammalarsi alte).

Un pacchetto.
Se un pacchetto di sigarette al giorno per un anno provoca 150 mutazioni in ciascuna cellula dei polmoni, per la laringe questo valore è di 97, per la faringe 39 e per la bocca 23.
Il tipo di mutazione osservato in questi tessuti è analogo a quello che è stato osservato nelle cellule in vitro mettendole a contatto con il benzopirene, una delle sostanze chimiche presenti nel fumo di sigaretta.  

L'orologio interno.
Nei tessuti lontani, si è visto, il cancro nasce spesso per un secondo tipo di effetto. Ogni cellula infatti è dotata di una sorta di orologio interno, che la fa invecchiare man mano che il tempo passa.
Nei fumatori, per un fenomeno ancora tutto da decodificare con chiarezza, l’orologio inizia a ticchettare con più rapidità.
I tipi di “rimescolamento” delle lettere del Dna sono diverse rispetto a quelle osservati in bocca, gola e polmoni.
E i ricercatori le hanno rintracciate solo grazie a un software in grado di separare le varie mutazioni del Dna come se si trattasse di separare le diverse conversazioni di una stanza affollata.
La stessa tecnica verrà ora usata per comprendere gli effetti di altri fattori di rischio come alcol, obesità e inquinamento, sulla nascita dei tumori.