Si intitola "Tuer le cancer", "uccidere il cancro" è edito da Stock, ed è un viaggio appassionante nella battaglia contro i tumori e nella vita personale di Paterlini-Bréchot.
Le due avventure in buona parte coincidono. Nata a Reggio Emilia, si laurea a Modena vincendo il premio per la migliore tesi di medicina del 1978.
Segue i corsi dell’«Infallibile Maestro», come lei chiama nel libro il professor Mario Coppo, e un giorno la giovane dottoressa Paterlini incontra il suo «paziente zero».
Un uomo destinato a morire, in pochi giorni, di cancro al pancreas. Combattuta tra il dirgli la verità o meno, cerca in ogni modo di aiutarlo e di alleviare le sue sofferenze ma l’ultimo sguardo durante la crisi finale è per lei: «Occhi immensi, spalancati, che meglio di qualsiasi parola esprimono il suo disprezzo e mi accusano: “Mi hai tradita!”».
Patrizia Paterlini decide che dedicherà la sua vita a combattere il cancro. Va a Parigi per uno stage di biologia molecolare, entra nella squadra del professor Christian Bréchot e se ne innamora, ricambiata.
Si trasferisce definitivamente in Francia e indirizza le sue ricerche verso una scoperta straordinaria, che potrebbe un giorno valerle il premio Nobel.
Da circa un anno e mezzo è a disposizione dei pazienti il test «Iset» (Isolation by Size of Epithelial Tumor Cells) per l’individuazione delle cellule tumorali nel sangue.
«Con un semplice prelievo si può scoprire se nell’organismo si sta sviluppando un tumore, anche se è a uno stadio talmente iniziale che non ha ancora generato una massa rilevabile da una Tac o una radiografia», spiega l’oncologa.
Il guadagno di tempo è evidente, e il tempo è tutto.
Con questo sistema il professor Paul Hofman a Nizza ha scoperto cellule tumorali nel sangue di cinque pazienti a rischio, fumatori affetti da broncopatia, ben prima che il cancro al polmone fosse visibile.
Il test costa 486 euro, non ancora rimborsati dall’assistenza sanitaria francese, ma il punto è che «uccidere il cancro» prima che prenda forza è un traguardo a portata di mano.
Sarebbe arrivata a questa scoperta se fosse rimasta in Italia? «All’epoca gli studi di biologia molecolare erano più avanzati in Francia.
Ma credo che anche la mia formazione italiana abbia contato molto».
Quale sarà il passaggio successivo? «Con la mia équipe stiamo cercando di rendere il test ancora più preciso.
Oggi indica se c’è un tumore in corso, e altri esami dicono poi in quale organo.
In futuro il test potrebbe dirci subito qual è l’organo interessato».
Risorse
Sito web ISET
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